Il trattamento delle rughe facciali, delle depressioni ed in generale dell’invecchiamento, è un problema molto sentito nell’epoca moderna e suscettibile di numerosi trattamenti. I farmaci bioristrutturanti sono molto utili nella produzione di volumi e nella ristrutturazione del sottocutaneo.
Ne giovano moltissimo tutte quelle pazienti magre, che vorrebbero ingrassare un pochino e sembrare più piene, soprattutto nel viso, ma anche tutti i pazienti maschi che vedono gli zigomi caduti e vuoti.
Queste sostanze delle quali vorrei parlare oggi si differenziano nettamente da tutti i filler (riempitivi) in commercio, sia per i risultati che possono dare, sia per il protocollo e la tecnica d’impianto. Sono in particolare due:
- l’acido polilattico
- il fosfato tricalcico
Cos’è l’acido polilattico?
L’acido polilattico è il polimero dell’acido lattico, viene prodotto per sintesi chimica e ha una totale biodegradabilità e biocompatibilità se iniettato nei tessuti umani. Questo significa che il principio attivo viene completamente riassorbito nell’arco di 6-8 mesi.
Inoltre, è immunologicamente inattivo e quindi risponde a quei criteri di sicurezza che tanto cerchiamo quando iniettiamo qualsiasi sostanza nel viso.
È praticamente esente dal rischio di reazioni di tipo allergico (come risulta da un’ampia letteratura a livello mondiale). Con l’acido polilattico è possibile ridurre la profondità delle rughe ed aumentare i volumi sottocutanei.
È nato dalle ricerche del CNR francese alla fine degli anni ’90. ormai vanta una esperienza quasi decennale ed i risultati sono molto buoni. Inoltre, dal 2004, anno in cui è stato distribuito dalla ditta Aventis, necessita di un corso di formazione dedicato per i giovani medici che si avvicinano a questo materiale.
Da questo momento, gli effetti collaterali sono caduti quasi a zero. È quindi assolutamente importante che il medico che esegue questo impianto abbia fatto questi corsi che si svolgono in tutta Italia.
Come funziona
La caratteristica peculiare dell’acido polilattico è quella di determinare un aumento dello spessore del derma per formazione di neocollagene. In altre parole le microparticelle di acido polilattico vengono ricoperte da una mousse di collagene fatto dal paziente che va ad ispessire il derma e ad aumentare il tessuto sottocutaneo. Questo è il motivo per il quale anche la cute migliora nettamente nella tramatura e nel turgore.
Quindi quando l’acido polilattico viene riassorbito (circa 6 mesi) resta il collagene che si è formato, e questo per un tempo piuttosto lungo (2 – 3 anni).
L’effetto immediato è quello di un riempimento dovuto alla quantità di liquido iniettata con la quale si è diluito il principio attivo: è fondamentale capire ed essere ben informati sulla transitorietà di questo risultato onde evitare insoddisfazione. Il vero risultato compare, infatti, tardivamente nel corso delle prime 3 – 4 sedute (ovvero circa 2 – 3 mesi) e raggiungerà la massima evidenza clinica anche a distanza di svariati mesi dal primo impianto. Questo tempo è necessario affinché il polilattico svolga la sua azione di stimolo della produzione di neocollagene.
Cosa è il fosfato tricalcico?
Il fosfato tricalcico (beta TCP) è una ceramica sintetica usata da molti anni per trattamenti in particolare sulle ossa. Molto conosciuto dai dentisti per ricreare volumi sottogengivali.
Da pochi anni è apparso sul mercato estetico ed ha circa lo stesso meccanismo di azione dell’acido polilattico, ma non deve essere preparato in precedenza perché è in una siringa pronta all’uso, sciolto in acido ialuronico non crosslincato. In questo modo l’effetto riempitivo è immediato.
Quali zone possono essere trattate?
In particolare, le guance rispondono bene al trattamento, in tutti quei casi nei quali iniziano ad apparire quelle rughine verticali, dapprima solo quando si ride, ma in seguito anche a riposo. Ma comunque, in tutti i casi di perdita di spessore del sottocute. Anche per gli zigomi e per sostenere le rughe nasogeniene può essere molto utile. Per le rughe del collo può essere indicato proprio nel senso di riempirle, di colmare il riassorbimento di collagene che si è avuto con l’età. È importante capire che non si deve trattare la singola ruga, ma tutto il distretto che presenta l’inestetismo.
L’acido polilattico viene di norma iniettato nel sottocute, mentre il fosfato tricalcico viene iniettato in uno strato leggermente più superficiale.
Inoltre, il fosfato tricalcico ha una ottima indicazione per righe e solchi profondi come i nasogenieni, al posto di un filler di profondità.
Invece per zone diverse del corpo, come il collo, le mani, o la rivitalizzazione delle braccia e delle gambe il polilattico, che può essere diluito in svariate concentrazioni trova un importante impiego che non sussiste per il fosfato tricalcico.
Possono essere usati anche per la bocca?
No, è meglio non utilizzarli in zone particolarmente mimiche.
Sono necessarie particolari attenzioni dopo l’impianto?
Nei 2-3 giorni successivi il trattamento, sarà opportuno evitare l’esposizione a temperature troppo calde o troppo fredde.
Subito dopo l’impianto inoltre, è fondamentale il massaggio, meglio se fatto direttamente dall’operatore, soprattutto per l’acido polilattico. Infatti le microparticelle di acido polilattico devono essere distribuite con assoluta uniformità nel distretto trattato: questo darà luogo ad un risultato uniforme ed assai naturale. Se invece in qualche punto si forma un accumulo di acido polilattico, questo darà luogo ad un accumulo di collagene.
È quindi assolutamente evidente che il massaggio è fondamentale per la distribuzione uniforme del principio attivo.
Quanto durano?
È importante capire che l’insorgenza della correzione non avviene come per i normali filler immediatamente, ma insorge gradualmente nei mesi successivi.
La durata della correzione è variabile in base alla frequenza con cui viene sollecitata la zona sede dell’impianto; tendenzialmente il risultato è massimo da 6-8 sino a 12-14 mesi dopo il primo impianto, ma può differire molto da paziente a paziente.
L’impianto di questi materiali non è particolarmente doloroso. Si utilizza una crema anestetica mezz’ora prima del trattamento. A volte può rendersi necessaria una anestesia iniettiva.
Che problemi possono dare?
In letteratura sono riferite rarissime reazioni infiammatorie ed infettive.
Se la tecnica di impianto non è precisa, e se si lasciano accumuli di prodotto, la comparsa di noduli sottocutanei anche di lunga durata è possibile, come d’altronde anche con altri filler. La formazione di noduli sottocutanei era più frequente durante i primi anni di esperienza, perché l’acido polilattico veniva diluito poco e soprattutto massaggiato poco. Veniva usato come un normale filler.
Oggi l’acido polilattico viene diluito maggiormente e soprattutto si è compresa l’importanza del massaggio e quindi la formazione di noduli è diventata estremamente rara.
È comunque assai importante scegliere un operatore assolutamente esperto di questo prodotto, che può dare risultati che nessun altro filler può dare, ma solo a fronte di una tecnica di impianto rigorosa e molto accurata.
Di più facile iniezione è il fosfato tricalcico, come abbiamo detto, già pronto all’uso e di assai facile iniettabilità. Unico particolare molto importante resta quello di non iniettare mai boli troppo abbondanti.